Appunti di politica culturale cittadina. Cagliari e l’Area metropolitana.
Dopo tanti anni di attività di operatore culturale, di artista in tutto il mondo e da ultimo da Presidente del Conservatorio di Cagliari, mi sento in grado di tirare le somme di un dialogo che ho personalmente intessuto da tempo con tutti gli operatori che ho avuto la fortuna di conoscere durante i miei anni di attività. Mi prendo il compito di fare un riassunto “a senso” di tutte le chiacchierate intercorse, nella speranza di suscitare un dibattito proficuo per il futuro della mia città.
Cominciamo con quelli che per me sono i cinque principi basilari, quando si parla di “cultura”:
Principio 1
Per “Cultura” intendo l’insieme del patrimonio materiale e immateriale (sia storico che contemporaneo) che hanno espresso e che esprimono tutt’ora le civiltà ospitate nei secoli dalla nostra terra, in primo luogo, e da qualsiasi altro territorio vicino o lontano abitato dall’uomo.
Sono pertanto da considerarsi, a mio avviso, come “patrimonio culturale” tutte le espressioni che riguardano le relative testimonianze di civiltà: dai siti archeologici, al teatro; dalla danza alla pittura; dalla letteratura alla poesia; dall’artigianato al cinema, etc, etc.
Principio 2
L’accesso alla fruizione, alla comprensione e alla consultazione del “patrimonio culturale”, deve essere garantito a tutti i cittadini, di ogni fascia d’età, ceto sociale, genere o appartenenza di varia natura.
Principio 3
L’offerta culturale di un territorio come quello dell’area vasta di Cagliari, al pari della risorsa paesaggistica e ambientale, rappresenta il principale attrattore del territorio per investimenti, turismo e terziario.
Principio 4
La tutela, la valorizzazione, il sostegno e la diffusione della cultura sul territorio è occasione di creazione di lavoro, tecnico, accademico e artistico, di occupazione stabile o anche occasionale da parte dei cittadini, oltreché motivo di attrazione di professionalità nazionali e internazionali che possano fecondare il nostro tessuto sociale e, conseguentemente, tutti i comparti dell’indotto.
Principio 5
La pianificazione culturale e artistica delle attività degli operatori abbisogna necessariamente di una politica di sostegno e di coordinamento triennale, per le attività da programmare e sostenere, e di un piano di lungo periodo che indichi priorità e linee di sviluppo di riferimento per i progetti da approntare.
Chiariti questi punti generali, è indispensabile individuare quella che secondo me sarebbe la migliore strategia per l’approntamento di un piano di politica culturale che sia coerente con i cinque principi sopraesposti.
Quali le risorse che abbiamo sul territorio?
L’individuazione delle risorse disponibili è sempre il primo passo da compiere per qualsiasi azione o progetto. In questo caso, parlando della elaborazione di una nuova politica culturale per Cagliari e per la sua area vasta, si deve quindi cominciare dall’individuazione delle risorse più importanti esistenti ed operanti sul territorio che principalmente, nell’area di Cagliari, sono:
– Il sistema museale
– I gestori privati di spazi pubblici per la cultura
– Il sistema delle biblioteche
– Monumenti Aperti
– I teatri di prosa e musicali
– Le compagnie e le scuole teatrali
– Le compagnie e le scuole di danza
– I festival e le rassegne musicali
– I festival e le rassegne letterari
– I circoli di lettura e le librerie indipendenti
– Le case editrici
– I festival filosofici
– Le sale cinematografiche d’essai
– Le case di produzione audiovisiva
– Gli autori di cinema e teatro
– Scenografi e costumisti
– Fotografi e direttori della fotografia
– L’Università
– Il Conservatorio
– Gli artisti visuali
– Gli architetti
– I designer
– Gli artigiani
– Le associazioni culturali
– I performers.
Questo è un elenco di base per capire quanto il nostro territorio sia fortemente permeato di risorse di grande qualità e dal potenziale importante, che operano professionalmente ad alti livelli artistici e culturali e che hanno da tempo contatti e collaborazioni di livello internazionale.
Queste realtà devono rappresentare sia la base di formazione per i giovani che si intendano affacciare ai mille mestieri della cultura, che essere il principale attrattore per operatori e artisti di tutto il mondo, in modo da portare sul territorio contributi e azioni sempre nuove
Sono questi i protagonisti attraverso i quali la cultura si diffonde fino nei vicoli più reconditi del nostro spazio comune.
Queste realtà devono quindi essere i primi veri “consulenti” del Comune e della Città Metropolitana, quando ci si dovrà occupare di stilare le linee di intervento della politica culturale.
Non intendo certo che si debbano istituzionalizzare nuovi organi più o meno burocratici, ennesimi “parlamentini” dove ognuno può e deve dire la sua su qualsiasi argomento oggetto della delega assessoriale. Nemmeno penso che questi soggetti debbano avere “trattamenti di favore” quando si tratterà di erogare contributi. Assolutamente no.
Sono invece convinto del fatto che, quando l’assessorato di riferimento dovrà prendere delle decisioni da portare in giunta o nelle commissioni per l’attuazione della politica per la quale ha ricevuto i voti dagli elettori, dovrà considerare i soggetti sopraelencati come i propri “consulenti naturali” o addirittura “consulenti privilegiati”.
“Consulenti naturali” perché si tratta di operatori esperti che conoscono a fondo ciascuno il loro settore e che conoscono il territorio e le sue esigenze in relazione alle loro attività.
“Consulenti privilegiati” perché rappresentano essi stessi, nel loro complesso, il vero patrimonio culturale attivo del nostro territorio, con quello che ne consegue.
Quale direzione intraprendere, quindi?
Io non sono un politico, né sono candidato ad alcuna carica elettiva, ma sono fermamente convinto che la direzione da intraprendere sia quella di far diventare il nostro territorio un laboratorio culturale aperto a tutti gli operatori cittadini, sardi, italiani, mediterranei, europei e di tutto il mondo. Questo perché della politica culturale se ne possano davvero avvantaggiare tutti i cittadini, a vario modo.
Penso a un luogo dove sia facile e conveniente venire a “fare cultura”, a provare spettacoli, a elaborare rassegne e iniziative, a proporre percorsi di studio e di analisi, e penso a un luogo dove sia agevole coordinare tutte le attività con una Amministrazione Pubblica che si ponga come facilitatore della creazione di reti e addirittura come promotore attivo.
Penso a un luogo dove sia semplice progettare perché dotato ad hoc di infrastrutture, sia fisiche che immateriali, messe a disposizione.
Penso a un luogo dove il Comune e l’Area Metropolitana mettano a disposizione spazi, supporto e promozione.
Penso ad un luogo dove sia facile avere a disposizione delle sale prova, avere consulenze gratuite per la progettazione europea o per le rendicontazioni, dove sia semplice ottenere agevolazioni logistiche e burocratiche.
Io voglio pensare a Cagliari come un luogo dove la cultura sia il motivo principale della sua stessa attrattività nel mondo, per costruire un futuro davvero “comune” a tutti.
Per fare questo, penso ad una politica culturale che permetta agli operatori (siano vecchi o nuovi, locali o internazionali) di trovare nella Pubblica Amministrazione uno strumento che agevoli e che aiuti a realizzare cultura, a studiarla e a diffonderla.
Quello che io vedo come estremamente urgente è una Amministrazione pubblica che sia finalmente dalla parte degli operatori e, quindi, dalla parte dei cittadini, che non si ponga più come controparte o come giudice, ma che sia un vero facilitatore. Una Amministrazione che sia, quindi, dalla stessa parte dei cittadini.
Di questo credo che davvero abbiamo bisogno. Ora più che mai.
Gianluca Floris